Abbracciare, tanto e spesso. Ecco la ricetta per bebè felici. Non serviva uno studio per saperlo, direte voi. Ma ora siamo ancora più giustificate a strapazzare i nostri cuccioli di coccole. Perché un abbraccio non è soltanto un segnale d’affetto, ma una vera e propria cura per i bambini. Cancella le paure, consola, elimina angoscia e insicurezze. Il metodo Holding si fonda proprio su quest’idea, scopriamo di più.
Metodo Holding: com’è nato?
Le origini del metodo dell’abbraccio si fondano su uno studio realizzato dalla dottoressa psicoterapeuta Marta Welch, che dopo averlo provato sui bambini con disturbi da autismo, ha deciso di sperimentarlo anche sugli altri. La Welch si rese conto della necessità dei neonati di avere un contatto fisico con la mamma e di come questo li rassicuri e dia beneficio sulla crescita. Ma l’abbraccio è importante non soltanto nella quotidianità, ma proprio nei momenti più difficili, nei quali i bambini mostrano un disagio che si manifesta come capriccio o crisi.
Holding: contenere per mostrare amore
Spesso i bambini non sanno gestire le proprie emozioni. Rabbia, paura e frustrazioni li investono come un’onda improvvisa e l’unico modo che hanno di reagire è attraverso pianti e sceneggiate. Se la mamma o il papà reagiscono negativamente si entra in un loop di emozioni forti, di scontro e di difficoltà. È successo ad ogni genitore: il bambino fa un capriccio, noi lo sgridiamo, lui inizia a piangere e a innervosirsi in un climax che sembra non finire mai. Abbracciarlo in quei momenti può sembrarvi la cosa meno naturale, invece è il comportamento più produttivo per mettere presto fine alla crisi e far sentire il bambino comunque amato e sostenuto. O anche solo per sdrammatizzare e aumentare l’autostima dei nostri figli. Il metodo Holding si inserisce proprio in queste situazioni: la comunicazione non è necessariamente verbale ma diventa fisica, l’amore si trasmette in maniera profonda, con un abbraccio. L’abbraccio, dolce ma fermo, deve essere duraturo, per aiutare il bambino a sciogliere le tensioni. Diventa così il simbolo del supporto della mamma e la cura ad ogni sofferenza psicologica del piccolo, come se dicessimo ai nostri bambini: succeda quel che succeda io sono qui! Dovrete forse combattere con calci e agitazione in un primo momento, ma piano piano il piccolo si lascerà andare, sentendosi accettato e compreso dall’adulto.
Abbracciare sì, ma anche il dialogo è fondamentale
Nel momento di maggior crisi il genitore deve cercare di tenere saldi i nervi e di avere pazienza. Guardate negli occhi il bambino, parlategli con voce calma e bassa, evitate di chiedere spiegazioni o di accusarlo in un momento in cui non è pronto ad analizzare la situazione. Lo potrete fare, se lo riterrete necessario, più tardi, se si tratta di un bimbo abbastanza grande da comprendere e spiegare i suoi sentimenti. Anche questo passaggio vi aiuterà a superare i conflitti e a non lasciarli irrisolti, sminuendo, ma non troppo data la crisi che ha creato in lui o in lei, ciò che è successo. L’empatia ci dà sempre una grossa mano in queste situazioni. Saper dire: “ho capito perché ti senti così, lo so e hai ragione, ma non va bene, cerchiamo insieme una soluzione” è ben diverso da accusare o urlare al bambino, creando così ancor più tensione. All’abbraccio ogni bambino risponderà a modo suo, c’è chi si lascerà andare e chi invece si sentirà costretto. Le oscillazioni emotive sono frequenti e cambiano da bimbo a bimbo. Imparate a comprendere e a rispettare il vostro. E in ogni caso, un abbraccio in più di certo non fa male!